Silvia Lonardo

Fotografa, disegnatrice, scrittrice, cantante, cuoca, suona la chitarra e il flauto: è la mamma più cool del momento, blogger per passione.

“Things go grey when we forget how to play”

(le cose diventano grigie quando ci dimentichiamo come si gioca).

Ci crede fermamente Silvia Lonardo, protagonista dello spazio dedicato dal nostro giornale alla mamma più cool del momento. Lo sguardo si accende di curiosità sotto una frangia sbarazzina. Dietro le spalle, i capelli scendono lunghi, proprio come tradizione prescrive alle 14702233_1482490185101379_1400776680933585504_nprincipesse delle favole. Fisico esile e scattante di chi il più delle volte è di corsa. Mise disimpegnata di chi ha imparato a non prendersi troppo sul serio. Silvia Lonardo ha lasciato Roma per amore di suo marito: un rodigino di qualche anno più grande di lei che nel capoluogo polesano ha progettato il loro nido, presto arricchito dalla presenza dei figli Daniel (6 anni) e Alyssa (3 anni). Fotografa, disegnatrice, scrittrice, cantante, cuoca provetta, suona la chitarra e sta perfezionando il flauto, blogger. Dice di sé “di essere una creatura poliedrica con più interessi che tempo per metterli in pratica e con un’attrazione innata per il lato ironico delle cose, a cui dà forma con ogni mezzo creativo che gli venga in mente”. E pare ci riesca egregiamente, dato che il suo blog “Cose da mamma” è seguito tutti i giorni da migliaia di followers, è diventato fonte di reddito e di gratificazione personale.

 

Come nasce il tuo blog? 

Ero mamma da pochi mesi di mio figlio Daniel e nei miei perditempo internauti alla ricerca di informazioni, consigli e confronti con altre mamme, oltre ad imbattermi spesso in “cose 10425148_1000111073339295_6946238222803725590_nda…bimbi, genitori, lattanti…” ho cominciato a scrivere, a postare le mie vignette, qualche foto con commento e persino qualche video. Agivo con l’unico scopo di divertirmi un po’ e, a dire il vero, senza nemmeno troppo impegno. Mi gratificavano i commenti che vedevo arrivare o le condivisioni. Ma la storia finiva li. Fintanto che, dopo la nascita di Alyssa, e dopo diversi mesi di assoluto silenzio, ho ripreso a pubblicare con una certa regolarità. Così nella mia quotidianità di mamma, moglie e casalinga, sperimentare una ricetta , visitare una mostra, leggere un libro con i miei figli, scoprire un luogo o un parco dove giocare all’aperto diventavano tutte occasioni di scrittura, il più delle volte illustrata dalle mie foto o dalle vignette che da sempre disegno. Di giorno in giorno il mio blog prendeva forma come una finestra sulla mia vita, che si affaccia, però, solo sulle cose belle. Di settimana in settimana anche i visitatori aumentavano e con loro hanno cominciato ad arrivare le prime opportunità di guadagno.

Cosa lo rende tanto attraente?

Forse il fatto che è scritto in modo semplice e con tanta ironia. Se poi uno cerca, trova anche tante informazioni utili ma senza troppe pretese. Di originale c’è che è tutto e interamente di mia produzione: testi, disegni e fotografie e video…

Nel tuo blog e nella tua pagina facebook pubblichi spesso le immagini dei tuoi figli, non pensi sia pericoloso o dannoso?
Non riesco proprio ad intravedere i reali pericoli che queste foto possono rappresentare. Se ci riferiamo al rischio pedofilia, dubito che un presunto maniaco scelga le sue viedicola-di-cartonettime da qualche pagina Fb. Al contrario, credo che i veri pericoli per i nostri bambini siano più spesso in agguato nei luoghi che frequentano con regolarità, magari proprio sotto casa. In merito al rischio di ridicolizzazione, penso debba entrare in gioco sempre il buon senso così da non esporre
il bambino a situazioni dalle quali da grande potrebbe sentirsi offeso.

 

Una romana di Roma trapiantata a Rovigo. Com’è stato il passaggio e cosa ti manca della  tua città?

Inizialmente mi mancava tutto di Roma, persino il caos delle macchine sotto casa. Poi, con il tempo, ho imparato ad apprezzare la mia nuova città: i suoi silenzi, la vista del verde fuori dalla finestra, la sua essenzialità. Ad aiutarmi a comprendere fino in fondo la bellezza di Rovigo ci è voluto però mio figlio Daniel che, qualche anno fa, tornando da scuola, mi ha detto: mamma, Rovigo è la città più bella del mondo. Ed in effetti, mettendomi dal suo punto di vista, è davvero così. Qui si può andare a scuola a piedi o in bicicletta e sentirsi autonomi molto presto. A Roma è impensabile. Si possono incontrare gli amichetti in piazza e giocare e correre e saltare su e giù dal monumento di Garibaldi o di Vittorio Emanuele. Ogni distanza è una questione di pochi minuti in bicicletta. Tutto ciò che serve c’è: ludoteca, biblioteca, negozi di giocattoli, attività ricreative, scuole, parchi, cinema, teatri… E se non fosse sufficiente, nello stesso tempo che impiegavo per trasferirmi da un luogo ad un altro del centro di Roma, da Rovigo arrivo a Ferrara, a Padova a Verona a Venezia”.

Un elemento di criticità?

Rovigo deve migliorare i suoi parchi all’aperto, magari disinfestandoli dalle zanzare d’estate, aggiungendo qualche zona d’ombra in più, qualche bagno (anche chimico) e magari anche un distributore di bevande e/o merendine.

Cosa vuoi consigliare alle mamme di Rovigo, come te, strette tra la gestione dei figli e della casa, il lavoro, il bisogno di tempo per se stesse?

Che avere dei bambini non è un limite ai propri sogni.

Bisogna continuare a crederci e, nell’impossibilità di realizzarli seguendo il piano prestabilito, cominciare a individuare strade nuove. Che stare a Rovigo quando si hanno dei bambini non è un limite ma una straordinaria fortuna. Che conviene preoccuparsi di meno e divertirsi di più. Che non serve perdere tempo ad indignarsi per ciò che fanno e pensano gli altri. Che conviene vivere la maternità e i figli non come un dovere o un compito da svolgere, ma come un’opportunità incredibile per tornare piccole e riscoprire il mondo con i loro occhi. Quando ci ricapita di trovare qualcuno che non vede l’ora di mettersi con noi a costruire astronavi con i Lego, arredare case per le bambole, fare combattimenti sul letto, che ci dia la scusa di ballare sulle note dello Zecchino d’oro e di salire sui gonfiabili o entrare nella vasca delle palline (è piccolo, devo accompagnarlo!)

 

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