A pranzo bendati

Se è naturale il movimento di portare la posata alla bocca, bendati diventa più complicato trovare il boccone sul piatto, la posizione del pane, quella del bicchiere, capire cosa si mangia.
Ma moooolto più divertente.

Quello che proponiamo è un esperimento, quasi un gioco.
Lo facciamo già ogni paio di mesi coi ragazzi del doposcuola di Vescovana, che usufruiscono
della mensa, per affrontare piatti non sempre apprezzati dai giovani commensali, come le verdure, ma anche per valorizzare l’olfatto, il tatto e imparare a coordinare i movimenti, a volte, combinandone delle belle.

Se l’andare alla cieca crea una certa vivacità fra i ragazzi, il risultato è comunque positivo e l’entusiasmo col quale affrontano il pranzo è paragonabile a quello di una caccia al tesoro Dall’imperativo che spesso i ragazzi sentono a casa “mangia che ti fa bene” si passa ad accettare il cibo per il suo sapore e odore, e si scopre che anche le carote o i piselli sono gustosi.
Un gioco che si può fare anche in silenzio, ma perde fascino.

La capacità di affrontare una situazione al buio, attivando altri sensi, è un primo passo per superare i pregiudizi del tipo “Mi piace. Non mi piace”. Ma anche per esplorare e comprendere gli aspetti, sensoriali, organolettici e psicologici che condizionano le scelte alimentari di ciascuno.

Al “pranzo bendati” si arriva per tappe partendo prima dalla presa di coscienza dell’importanza dell’alimento, di come il corpo lo assimila, di cosa previene, di come giocando, correndo o stando anche fermi consumiamo l’energia prodotta.

Siamo alla ricerca di una sinergia con la scuola, i genitori, l’azienda Asl ed il centro cottura per far sperimentare ai ragazzi in classe alcuni momenti significativi del nostro laboratorio.
E, magari, chissà, anche aiutare altri bambini a scoprire il piacere dei cibi, giocando un po’.

di M. Vittoria Dainese

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