Il disegno dei bambini

UNO SCRIGNO PER CONOSCERLI

Avvicinarsi al foglio bianco, prendere in mano un pastello, un pennarello e dare libero sfogo all’immaginazione, accende nel bambino un’emozione.

Egli non traccia semplici linee su un pezzo di carta, non sta solo giocando, fa molto di più: reinterpreta la realtà, esprime le sue emozioni.

Il disegno dei bambini può essere considerato da genitori ed educatori uno strumento prezioso per raccogliere segnali che i più piccoli mandano al mondo degli adulti.

La lettura del disegno, se ben affrontata, molto più della scrittura, riesce a dare utili indicazioni sul percorso di crescita del bambino, sui suoi bisogni e su eventuali disagi, come tante tessere di un mosaico.

Senza esserne pienamente consapevoli i bambini mettono sul foglio ciò che vivono dentro, e che non riescono o non vogliono esprimere a parole: le loro paure, le loro gioie, ma anche i cambiamenti, le difficoltà, i conflitti che affrontano, come il timore di andare a scuola, la gelosia nei confronti di un fratellino, la paura del buio, la tensione per la separazione dei genitori, la rabbia per una piccola sconfitta, la delusione… ed ecco un grande sole giallo al centro, o un piccolo omino blu in un angolo del foglio.

alessandro_colori2Nel disegno ogni elemento ha un codice simbolico che rappresenta qualcosa di legato al vissuto del bambino, a volte la lettura è immediata, a volte è necessario un esperto che la faciliti per evitare di trascurare segnali che rivelano richieste di aiuto, ma soprattutto per non incorrere in allarmanti fraintendimenti.

Ma come interpretare il disegno?

1. La gestione dello spazio sul foglio

Come prima cosa, osservate se mentre disegna il bambino riempie tutto lo spazio o solo una parte. Nel primo caso siamo probabilmente davanti ad un bambino solare, sereno, estroverso.

Nel secondo, è probabile che il piccolo abbia bisogno di essere rassicurato dall’adulto perché forse si sente inadeguato rispetto agli altri o davanti alle piccole sfide della sua quotidianità.

2. Il gesto del disegnare e l’energia vitale

Un altro aspetto interessante da osservare è come appoggia la matita o il pennarello sul foglio, com’è il tratto che lascia? Se il tratto è fermo e deciso, probabilmente abbiamo davanti un bambino sicuro, determinato. Attenzione però, perché se la pressione sul foglio è così forte da bucarlo o da strapparlo, è possibile che il bambino stia vivendo delle forti tensioni e le stia scaricando attraverso il disegno. All’opposto, se il tratto è lieve, il bambino ha forse delle insicurezze, paura di sbagliare, del giudizio…

E’ anche importante che noi adulti facciamo molta attenzione alle nostre modalità di rapporto col bambino.

Quindi è bene che invitiamo il piccolo a disegnare, ma non dobbiamo obbligarlo. E’ importante che si senta sempre libero di esprimersi, di raccontare come vive un evento, per esempio la nascita di un fratellino, la festa di compleanno, un’iniziativa scolastica…

caterina-disegnaEvitate i commenti negativi sul suo disegno, ad esempio “non sai disegnare!”,“non si capisce che cos’è”. E non fate paragoni: “Tuo fratello sa disegnare meglio”; “Il disegno di Carlo è più bello” …ù

Si rischia, oltre che di ferire la sua autostima e self efficacy in costituzione, di bloccare l’espressione di sé stesso e del suo mondo interiore.

Preferite frasi del tipo “raccontami che cosa hai disegnato”…

Fate attenzione ad alcuni atteggiamenti: un tratto troppo deciso, oppure la ripetizione ossessiva di un tipo di immagine (sempre lo stesso mostro…), o il gesto di strappare o stropicciare il foglio dopo l’esecuzione o di coprire il disegno stesso con degli scarabocchi.

In questi casi è sempre bene consultare un esperto.

Si tratta di un consulto precauzionale che può aiutare i genitori a capire la possibile presenza di un disturbo o riconoscere che si tratta di bambini che hanno un potenziale di apprendimento o una performance più alta della media o semplicemnte di un accumulano di tensione dovuto a scarsi stimoli.

Il disegno dei bambini è un vero scrigno da scoprire passo dopo passo.

 

a cura di Martina Cavallari psicologa

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