Lungo il fiume dell’ambra

Memorie di antiche vie d’acqua
Cari giovani lettori vi siete mai chiesti perché la maggior parte delle strade, quelle secondarie e più strette che attraversano la nostra campagna per collegare i centri abitati, sono prevalentemente tortuose, con curve anche brusche e pericolose?
Vi sembrerà strano ma il motivo è semplice e nello stesso tempo ovvio in quanto queste strade sono le più antiche e, a differenza di quelle recenti, progettate dall’uomo, larghe e prevalentemente rettilinee, seguono argini naturali di fiumi attivi in un passato anche molto lontano ed oggi scomparsi.

graficoUn fiume infatti, quando scorre in pianura, tende a depositare sedimenti sabbiosi nel suo alveo e col tempo, a seguito di alluvioni sviluppa lateralmente argini che tendono ad alzarsi rispetto al piano campagna circostante. Lentamente e progressivamente però il fiume riduce la portata d’acqua per interramento e conseguentemente un’abbondante piena può determinare una variazione di corso. In passato questo succedeva periodicamente, oggi non si verifica in quanto attenti interventi dei Consorzi di Bonifica controllano il flusso delle acque alzando argini artificiali e intervenendo su tutta la rete idrografica del nostro territorio.

Pertanto tutta la pianura orientale del Po è segnata da fasce di terre leggermente rilevate quali testimonianze delle complesse vicende di antichi fiumi, detti paleoalvei, che per il Polesine sono in relazione alle variazioni dei corsi del Po, dell’Adige del Tartaro-Canal Bianco. Su questi antichi dossi fluviali, rilevati in un territorio interessato da aree paludose, sorsero intorno a mille anni orsono gli attuali centri abitati, città, paesi, frazioni, borgate, ed anche le vie di collegamento.

Il Po di Adria
In Polesine sono ancora ben evidenti percorsi scomparsi del Po, sono quelli più antichi e più settentrionali, attivi durante l’età del Bronzo e precisamente da oltre tremila anni fa. Dagli studiosi è stato denominato Po di Adria quel fiume che passava dove oggi sorgono Castelmassa, Ceneselli, Trecenta, Castelguglielmo, Fratta Polesine, Arquà Polesine, Grignano, Ceregnano. Attraversava Adria e sfociava in mare tra gli attuali centri di Loreo e Porto Viro, dove allora c’era il litorale marino.

L’antico corso d’acqua, poco a sud di Rovigo, si biforcava e, passando per il capoluogo polesano, attraverso Sarzano, Mardimago, San Martino di Venezze, si dirigeva verso Chioggia.
Nello stesso periodo il corso principale dell’Adige correva più a nord per Montagnana, Este, Monselice. Alla piena attività del Po di Adria sono legati gli importanti insediamenti archeologici di Melara, Frattesina, Villamarzana, Campestrin di Grignano, Saline di San Martino di Venezze, tutti sorti tra la fine dell’età del Bronzo e gli inizi dell’età del Ferro (XIII-IX sec. a.C.).
Lungo il suo fiume, la stessa città di Adria raggiungerà in epoca protostorica (VI-V sec. a.C.) il massimo sviluppo di centro commerciale, assieme al suo principale scalo portuale di San Basilio di Ariano Polesine.
Le ricerche e gli scavi archeologici avviati cinquant’anni fa e tutt’oggi in corso, hanno evidenziato il ruolo assunto dal Po di Adria per gli antichi villaggi che erano sorti lungo il suo corso, in particolare l’abitato di Frattesina e quello recentemente scoperto a Campestrin. Quanto portato alla luce è ben documentato nel Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine e nel Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo.

Ripercorrendo storie e miti
Carissimi lettori, non resta che andare a visitare questi due bei musei ed in seguito anche quello di Adria per meglio comprendere il ruolo assunto dall’antico Polesine quando il corso finale del grande fiume era attivamente interessato da fiorenti traffici commerciali lungo la nota “via dell’ambra” che collegava l’Europa del Nord con la Grecia e le isole dell’Egeo.

mitoTra i prodotti di scambio circolava infatti anche la resina fossile, l’ambra appunto, da cui si ricavavano preziosi monili e particolari perle. E furono sicuramenti i suggestivi scenari dell’antico delta, con i suoi spettacolari tramonti, ad ispirare ai poeti greci mitici racconti. Tra questi il più noto narra di Fetonte, figlio del Sole, e del suo tentativo di guidare per un giorno il carro del padre ad illuminare la terra. Il giovane però fallì nell’impresa e Giove lo fece precipitare nell’Eridano, il Po per i Greci. In questi luoghi giunsero disperate a piangere le sorelle Eliadi che gli dèi, per compassione, trasformarono in pioppi e le loro lacrime divennero gocce d’ambra. Vi suggerisco anche di farvi accompagnare in auto dai genitori , dai nonni o da altro conoscente, cercate di raccontare loro quello che avete appreso e che desiderate vedere dal vivo reperti e testimonianze di un nostro passato così importante, ben descritto nei pannelli, nelle didascalie, nei video distribuiti tra le vetrine dei citati musei. Basta evitare la Transpolesana e percorrere le vecchie strade, quelle tortuose che attraversano i paesi.

museofratta

Perciò si parte! Si deve raggiungere Fratta Polesine, nota per la Villa Badoer del Palladio. Nelle sue barchesse il Museo racconta tutto di Frattesina ma anche di altri antichi villaggi del Polesine. Conoscerete le fiorenti attività di valenti artigiani nel lavorare il vetro, il corno, l’avorio, il bronzo, vedrete il “tesoretto” con le sue ambre. Si prosegue per Arquà Polesine e non potete trascurare una visita al Castello dove una serie di affreschi racconta il mito di Fetonte. Passando per Grignano si giunge a Rovigo e nel Museo dei Grandi Fiumi, oltre a rivivere nelle scenografie la vita dell’antico villaggio, potrete notare le prove certe della più antica officina della lavorazione dell’ambra scoperta a Campestrin: tante schegge per ottenere perle dalla preziosa resina fossile, migliaia di frammenti che richiamano le lacrime delle Eliadi.

bronzoIl percorso in auto può proseguire, magari in un altro giorno, per Adria, seguendo le strade lungo il Canal Bianco che indicativamente si lega all’antico ramo del Po. Il museo della città che dette il nome al Mare Adriatico raccoglie ulteriori, significative testimonianze di scambi commerciali, anche per epoche successive, lungo la via dell’ambra. Vi suggerisco infine (sono certo che questo farà ulteriore piacere anche a chi vi accompagna) di far proseguire il viaggio verso il vicino Delta, entrando magari nei meandri delle valli. Vi troverete a contatto con l’ambiente più giovane d’Italia ma che richiama il paesaggio antico, come quello che ispirò i miti nel lontano passato. E potreste anche intravedere nei riflessi delle acque, al calare del sole, i tremori di gocce d’ambra.
Buon viaggio.

perettoa cura di Raffaele Peretto
è nato a Fenil del Turco, già direttore del Museo dei Grandi Fiumi, è presidente del Centro Polesano Studi Storici Archeologici Etnografici.
Rivolge particolare interesse alla storia del Polesine con particolare riferimento allo studio dell’antico ambiente. Ha curato scavi archeologici in varie località e ha scoperto, attraverso la fotografia aerea, significativi interventi operati in epoca romana, quali centuriazioni e percorsi stradali. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni di carattere scientifico e didattico.

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