La Gazza distratta

C’era una volta una gazza avida di tutto ciò che brillava almeno un po’: oro, argento, paillettes, smalti vari, alluminio… Tuttavia quella gazza era anche molto distratta. E se con tanta facilità riusciva a far suo ciò che l’aveva attratta, con altrettanta facilità se lo perdeva.

Da tempo la gazza aveva stretto amicizia con una rondine. Con lei svolazzava tra i rami degli alberi, sorvolava i tetti della città, planando veloce a sottrarre a chicchessia qualche oggetto luccicante. Con la rondine andava a caccia di insetti e trascorreva giornate intere, fino al calare del sole, quando si ritirava nel suo nido sul cornicione di un palazzo antico, proprio nel centro della città e lì attendeva la mattina per ritrovare la sua amica e ricominciare. Un brutto giorno, però, la gazza non vide arrivare la sua rondine. Attese a lungo, ma niente. Poi si prodigò a cercarla, chiese aiuto…ma nulla. Da quel momento, la gazza sembrò aver perso interesse per tutto, persino per gli oggetti luccicanti. Le ore trascorrevano lente e tutte uguali. E non aveva nemmeno più voglia di volare. Strano! Di oggetti ne aveva persi davvero molti, anche di quelli molto luccicanti. Eppure, questa volta, la perdita della sua amica sembrava costarle davvero troppo. Una sera, il silenzio triste nel suo nido fu interrotto da un forte “cuccuiu… cuccuiu… cuccuiu”

Sla-gazza-distratta-1

Era il grido di una civetta. Non si era mai vista da quelle parti. Le civette preferiscono i boschi, non le città…né tantomeno i cornicioni dei palazzi… Cuccuiu… cuccuiu… La civetta continuava potente il suo canto e la gazza, che voleva essere lasciata in pace, era sempre più infastidita.Quella notte non riuscì a chiudere occhio. E la notte seguente neppure. Perché la civetta continuava a posarsi a poche zampate di distanza dal suo nido, proprio sul cornicione della facciata principale di quel palazzo. Accadde la stessa cosa per settimane. E ogni sera il piccolo rapace notturno si avvicinava sempre un po’ di più, fintanto che la goffa civetta si approssimò così tanto da urtare quel riparo di rami e foglie secche e spingervi di fuori la smunta gazza.Vattene! gridò irritata la gazza Cuccuiu… rispose la civetta Perché non te ne vai da qui, insolente porta iella. Inveì la gazza, con un po’ di cattiveria. Io sono un rapace notturno – precisò l’altra – e con me porto la mia voglia di cantare… CUCCUIU… E tu invece, che te ne stai rintanata, che non canti, non cacci, non voli, cosa porti con te? La gazza non rispose, e singhiozzò: io… ho perso tutto… La civetta comprese senza bisogno di chiedere altro che in questi casi servono due cose: una scrollatina ed un amico. Così si avvicinò ancora un po’ alla gazza, se la caricò con un colpo di becco sulla schiena e cominciò a volare…

la-gazza-distratta-2 Era notte fonda…la civetta si alzava e si alzava verso un cielo nero punteggiato di stelle. Ma la sua direzione era la luna. Quando vi arrivò al cospetto, vi spinse contro la gazza… Vai – disse – quello che hai perduto sta tutto lì sopra. Riprenditelo. Sorvolando gli avvallamenti di quel pianeta, la gazza individuò migliaia di scatoloni chiusi con in cima un nome e su di uno lesse proprio il suo.

la-gazza-distratta-3

Senza esitare lo aprì. Dentro c’era di tutto…anelli d’oro, pepite d’argento, perle, paillettes, piatti smaltati, monete. Tutta roba che aveva perso…ma non c’era la sua cara amica rondine. Scoppiò a piangere.Allora la civetta le disse: Stupida di una gazza, tu credi davvero che le persone cui vogliamo bene si possano perdere? Si perdono le scarpe, i gioielli, i piatti, le borse, i soldi…ma non si perdono gli affetti. La tua rondine non sarà mai lontano da te. Non può essere tra gli oggetti smarriti… Cerca di non essere più distratta e prova a cercarla con il cuore, invece che con gli occhi. Quando i due uccelli scesero di nuovo in città, era ancora buio pesto.

la-gazza-distratta-5 Da lontano si vedevano le stelle e anche un sorridente spicchio di luna che sembrava guardare proprio verso la gazza. Ora che sapeva di non aver perso la sua rondine, era più serena. Ricominciò a volare, a cantare…e a sentire che nell’aria, da qualche parte, la sua amica c’era.  Non fu mai più attratta dagli oggetti luccicanti e divenne inseparabile dalla civetta.

 

favola di Coi Momok
illustrazioni di Emilia Mazzetto
studentessa liceo artistico “Roccati” Rovigo

 

Potrebbe piacerti anche Altri di autore

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.