Martina Mazzocco, una pediatra per l’Africa

Ha il sormartina-mazzoccoriso contagioso e gli occhi curiosi di chi non si accontenta delle apparenze.
Martina Mazzocco, 30 anni, è originaria di Rovigo ma vive per motivi di studio a Ferrara,
dove si sta specializzando in Pediatria.
Non ha dubbi sul suo futuro: vuole fare il medico-pediatra “perché – spiega – quello è l’unico mestiere al mondo in cui le persone si mettono a nudo senza sovrastrutture.

Questo è ciò che amo: incontrare le persone, le loro storie, mettermi a servizio della loro umanità”.

E per curiosità e per passione del suo lavoro, Martina ha scelto di partire con Medici con l’Africa Cuamm all’interno del progetto Jpo, riservato agli specializzandi di tutta Italia.
Da febbraio a luglio dello scorso anno ha lavorato presso l’ospedale di Tosamaganga in Tanzania. Qui ha dovuto fare i conti con alti tassi di mortalità neonatale, casidi malnutrizione e malaria. Situazioni che non si era mai trovata ad affrontare in Italia, che hanno solo contribuito a confermare la sua passiotanzania1ne.

“Tutti gli specializzandi – racconta – hanno la possibilità trascorrere alcuni mesi al di fuori della loro sede Universitaria e del loro Paese. C’è chi va in America e c’è chi va in Africa. Io mi rendo conto di star bene quando non vorrei essere in nessun altro posto. A Tosamaganga in Africa, io stavo proprio bene”.

Che cos’ha di tanto speciale l’Africa che hai incontrato?
L’Africa che ho conosciuto non è segnata dalla guerra, la povertà non è così disperata come in altri paesi di quell’enorme continente. Certo, le persone vivono di poco o di nulla. Ma la loro umanità non è miseria.

Nei mesi di lavoro a Tosamaganga mi sono dovuta occupare di situazione a volte complicate e talvolta l’ho dovuto fare con strumenti insufficienti.

Eppure, tutte le volte in cui ho misurato la temperatura, controllato la gola, fatto una puntura ad un bimbo, ho incontrato sempre lo sguardo grato dei suoi occhi, e quello tanzania2dei suoi genitori o di un fratello. Ho incontrato nelle loro storie la paura, la fiducia, la speranza, a volte la rassegnazione. Ma non ho incontrato la rabbia, l’invidia, l’arrivismo, il disprezzo per la vita.

Mi sono sentita utile e importante. Alcune volte mi sono misurata con l’impotenza. E forse, proprio queste occasioni sono state per me le più fruttuose in termini umani e professionali.
E’ quando ci si sente così che si impara a condividere tutto, anche un sorriso. Ci si educa ad esercitare la solidarietà. Ed è bellissimo quando diventa uno stile di vita. Devo molto alla Tanzania per questo.

Che cos’hanno i bambini africani di diverso da quelli italiani?
Credo non usino la play station, ma preferiscano i palloni, anche fatti con la carta o i copertoni delle biciclette.

Amano giocare con ogni cosa li circondi … qualunque cosa! Per il resto nessun elemento li differenzia.

Perché hai scelto di specializzarti in Pediatria?
Perché il pediatra non cura solo il bambino ma è proiettato dritto dritto dentro le famiglia e le dinamiche relazionali che la costituiscono.

Dire che mi piacciono i bambini non è corretto. Mi piace piuttosto l’umanità e mi piacciono infinitamente le storie delle persone, quelle che solo i bambini mi permettono di incontrare.

a cura di Micol Andreasi

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Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima Ong in campo sanitario
riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Oggi è impegnata in 7 paesi dell’Africa sub-Sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda) con 827 operatori (213 europei e 614 africani), 72 progetti di cooperazione principali e un centinaio di microrealizzazioni
di supporto; appoggia 14 ospedali, 35 distretti, 3 scuole infermieri e 2 università (in Etiopia e Mozambico).

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