Intervista a Maria Gianola

Veneziana veneziana – come ama definirsi lei – Maria Gianola è illustratrice e autrice di libri per l’infanzia.

Disegna da quando è riuscita per la prima volta a tenere una matita in mano. La passione è cresciuta con lei e dopo la laurea in Lettere e qualche corso sulla tecnica ad olio, ha cominciato a proporsi alle case editrici. E’ andata subito bene. Poi sono nate le sue tre figlie e per qualche tempo Maria si è dedicata totalmente al difficile mestiere della mamma fino al 2008.

Da allora ha ricominciato a pubblicare con successo i suoi libri illustrati per bambini.

Diventare mamma è stato di stimolo al tuo lavoro?
Assolutamente si. Dedicarmi alle mie figlie mi ha permesso un’immersione totale nel mondo dell’infanzia, quello che da sempre mi ispira. Ho potuto conoscere e approfondire le loro emozioni: la paura, la rabbia, la gioia, il bisogno di affetto e soprattutto quella sensazione strana che nasce dal sentirsi sperduti nel mondo… Ho fatto di tutte queste emozioni i soggetti ed i protagonisti dei miei racconti.

A quale sei più affezionata?
Ognuno dei miei personaggi è una parte di me. Mi sono tutti cari. Forse, l’armadillo protagonista del mio ultimo libro “Jorge e Pepito”, oggi, mi è più vicino di altri. Esprime bene quella condizione tutta mia, ma profondamente umana, del non sentirsi mai totalmente preparati ad affrontare le vicissitudini della vita e questo, nonostante la sua corazza. Nonostante le nostre tante corazze, siamo sempre per lo più sempre indifesi.

Gli occhi grandi oppure i grandi occhiali contraddistinguono i tuoi personaggi, perché? Mi hanno detto più volte che io disegno me o addirittura le mie figlie…chissà. Per me quegli occhi grandi sono le finestre attraverso cui scrutare il mondo interiore dei miei soggetti o meglio dei bambini. Sono aperti, anzi spalancati, su ciò che li circonda, per dare e per ricevere. Curiosi, entusiasti, il più delle volte spaventati dalla sensazione di sentirsi soli, ansiosi di trovare dentro di sé la chiave per difendersi dalle proprie emozioni.
Esattamente come fa il protagonista di un racconto che sto scrivendo che non riesce a dormire da solo nella sua stanza perché ha tanta paura del buio ma che, ad un certo punto, decide di incontrarlo questo spaventoso buio. Ci parla a lungo e scopre che anche il buio, come lui, ha paura… I due diventano amici e da quel giorno il bimbo non ha più paura.

jorge-e-pepitoJorge e Pepito. Il mistero di Central Park ed. Tenuè

Presentato alla Fiera del libro per l’infanzia di Bologna il 26 marzo 2018, “Jorge e Pepito. Il Mistero di Central Park” è l’ultimo libro illustrato di Maria Gianola. In 48 pagine cartonate prende forma la storia dell’armadillo Jorge e dello scarabeo Pepito.
L’idea nasce da un fatto vero: il naufragio della petroliera panamense Gran Zenith del 1977.

“Tutto ha inizio da quel disastroso evento: Jorge riesce a scampare con la sua famiglia alla furia delle acque e finiscono a Central Park dove vivono felici e indisturbati per 40 anni, in un quadratino piccolo di radura ben nascosta nel fitto delle querce. Pepito, invece, è uno scarabeo che, caduto rovinosamente in una pozzanghera, viene salvato da un bambino, Gilles. Con Gilles inizia la sua nuova vita con una zolletta di zucchero, uno spicchio di mela, una ciotolina con l’acqua e un tappeto di foglie. Le storie dei due protagonisti, inizialmente distanti, si incontrano quando Jorge perde la sua famiglia e, come Pepito, viene trovato da una bambina, Gynevre.
La paura è tanta. Ma stavolta è l’amicizia ad insegnare che oltre alla fortuna, quella che salva dai naufragi, esiste anche la gentilezza, quella che viene dagli altri e ti salva comunque.
E così quello che sembrava un evento catastrofico, il naufragio, è invece, l’occasione per ricominciare una nuova vita ed incontrare nuovi amici. Dopo essere riusciti, però, a vincere la paura.”

 

intervista di Micol Andreasi, giornalista

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