A casa dei nonni

Alla scoperta di oggetti, giochi, abbecedari, quaderni, abbigliamento, mobili, attrezzi dei mestieri, mezzi di trasporto… della civiltà contadina polesana.

Per ritrovare le tanti voci che affollavano la campagna polesana fino a quasi un cinquantennio fa, bisogna entrare in un museo etnografico e della civiltà contadina.

tinozzaCe n’è uno ricchissimo proprio nel cuore della provincia di Rovigo, Fratta Polesine, a palazzo Dolfin Boniotti. E’ un edificio della seconda metà del Cinquecento, ristrutturato con i contributi della Regione, della Provincia, del Comune e soprattutto dei tanti volontari del Manegium, il gruppo culturale e di ricerca che da 35 anni si occupa della gestione della collezione e dell’edificio stesso.

Su tre piani, il museo etnografico mostra, attraverso immagini, documenti e centinaia di oggetti lo sforzo compiuto dai polesani per migliorare la loro vita, dalla fine del Settecento, quando l’unico modo per spostarsi e movimentare le merci erano le barche sui canali, fino alla metà degli anni Cinquanta.

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Barche, carrozze, biciclette, tricicli, gioghi per i buoi, tinelli, mannaiuole, torchi, zare in alluminio per il latte, saponi fatti in casa con la soda caustica, abiti di canapa, filatoi, macchine da cucire, persino ferri da stiro in ghisa. Allestita proprio come doveva essere negli anni Venti è l’aula di una scuola elementare con l’abbecedario appeso al muro e un’enorme tavola pitagorica, il pallottoliere, la pesante lavagna, i banchetti di legno con le cartelle di cartone.

C’è anche la camera da letto con l’immancabile munega, fondamentale d’inverno per scaldare il letto con le braci senza appiccare il fuoco. E la cucina che della società contadina era la stanza più importante della casa, perchè dopo le ore del lavoro in campagna, vi si trascorreva gran parte del tempo,  perché era l’unica riscaldata, perché era il luogo della condivisione.

custodeE c’è persino la ricostruzione di un capitello, uno dei tanti che fino a qualche anno fa arredavano la campagna: con i lumini, con i fiori, con le collane del rosario, che gli uomini e le donne portavano come atti di devozione, per ringraziare o per invocare l’aiuto del Santo cui era dedicato. Ci sono poi due intere sale dedicate agli attrezzi dei mestieri: il calzolaio, il falegname, il barbiere, il pollaiolo…

E’ tutta contenuta qui dentro la civiltà contadina del Polesine, la sua umiltà, la dedizione al lavoro, lo spirito di sacrificio, l’attaccamento alla famiglia, il piacere della convivialità. Il museo è aperto tutte le domeniche ed i giorni festivi dalle 15 alle 18 e su prenotazione si può visitare anche in altri giorni.

Ad accompagnare i visitatori c’è sempre un volontario del Manegium e, se siete fortunati, proprio il maestro Adriano Azzi, presidente dell’associazione, vera anima del luogo, studioso sopraffino e cuore generoso

Museo etnografico della civiltà contadina. Fratta Polesine (Ro) Palazzo Dolfin Boniotti. Via Riviera Scolo 11 – cell. 340 2246742 Sig.Azzi

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