Sandro Tomanin e la sua Arte del vetro

A San Bellino, a due passi dalla chiesa dedicata al Santo patrono della diocesi di Adria e Rovigo, accanto al palazzo del Municipio, c’è un portone in ferro oltre il quale si intravedono la cura del luogo, l’amore per i dettagli, la passione per quello che si fa.

Sfoglia l’album con i disegni da cui parte per realizzare un progetto. Si tratta di copie fedelissime di opere d’arte tra cui riconosco quelle di Pollaiolo, Botticelli, Dürer…
Ci sono molti altri disegni, li realizza personalmente Sandro.

Si è formato, infatti, alla scuola d’arte “Dosso Dossi” di Ferrara e dopo il diploma, ha studiato decorazione e restauro presso la scuola di Palazzo Spinelli a Firenze, tra le più prestTomanin-3igiose in Italia insieme all’Opificio delle Pietre dure. Mi racconta di non aver voluto continuare con il restauro perché aveva un bisogno incontenibile di creare. Ed infatti in quel periodo disegnava molto. Si dedicava soprattutto alla ritrattistica.

Tornato in Polesine aveva iniziato a collaborare come grafico e poi per una vetreria… E del vetro fa subito la sua passione. E’ lavorando il vetro che riesce a coniugare il talento creativo, l’abilità tecnica perfezionata con gli studi, l’interesse per l’arte, la precisione che gli è innata. I disegni sono tutti digitalizzati, significa che, a differenza di quanto faceva all’inizio, ora sono tutti realizzati al computer e perciò più facilmente riadattabili alle esigenze di esecuzione di un prodotto piuttosto che di un altro.

Tomanin-2L’archivio è enorme, ci sono tutti i linguaggi pittorici dal figurativo all’astratto e tutte le epoche. “E’ così – mi dice soddisfatto – che anche l’artigianato artistico si rinnova aprendosi alle nuove tecnologie”. Poi estrae da enormi armadi le lastre di vetro colorate. Sono rosse, blu, gialle, verdi…quelle rosa sono le più preziose. Di fronte, su un tavolo da lavoro ci sono i disegni completi, le matrici dei singoli pezzi che, appoggiate sul vetro del colore scelto, permettono di ritagliarlo in modo perfetto. E poi ci sono i fili di piombo che saldati servono per unire i pezzetti di vetro colorati e ricomporre l’immagine come da progetto iniziale.

Questa tecnica, detta a piombo, è antichissima. Richiede molta precisione e manualità e soprattutto tanta pazienza. E’ ideale per le vetrate e le superfici piatte. Sandro mi spiega che per legare i pezzetti di vetro colorato si può usare anche lo stagno, è relativamente più semplice da maneggiare e più leggero. Permette di realizzare superfici curve, come per i paralumi delle lampade. E’ questo il metodo Tiffany. Sul tavolo c’è un abat-jour pronto per la consegna. “Sono tutti pezzi unici – mi ribadisce orgoglioso – “Qui si fa tutto a mano”.

tomanin_vetrata1Sandro richiama la mia attenzione sulla tecnica della decorazione del vetro.

Per prima la “grisaille”, che consiste nella pittura diretta del vetro attraverso ossidi, fissata nel forno ad alte temperature. E poi mi illustra “la sabbiatura”, che è un processo assai più complicato e complesso di azione corrosiva della sabbia sulla lastra di vetro, che in base al colore di partenza reagisce in modo diverso, fino a restituire un effetto di bassorilievo. E’ la tecnica che preferisce e di cui, è il caso di dirlo, è uno dei pochi esperti in Italia. Mi guardo intorno. Ci sono vetrate alte come una parete, decorate con motivi floreali, ci sono controsoffitti in stile Liberty, lampade tipo Tiffany, quadri con le narrazioni della vita di Gesù o dei Santi, riproduzioni fedeli in vetro delle più preziose incisioni di Alberth Dürer. Resto incantata. Ci sono persino dei pannelli fotovoltaici su cui con la tecnica della sabbiatura ha realizzato vere e proprie opere d’arte. Sandro mi racconta che questi pannelli sono stati concepiti per illuminarsi di notte e lasciare emergere il disegno. Sono progettati per le facciate di alcuni palazzi del Nord Italia.

Anche questi sono pezzi unici. Realizzati a mano, singolarmente. Accesi sono meravigliosi.
“ Può accadere – mi dice – , lo sa, che il mondo tecnologico e avanguardista si accorga che non può fare a meno dell’arte, della sua idea di bellezza, non utile dal lato pratico, ma necessaria”. E poi aggiunge: “Spero davvero che sia così, perché allora anche il mio lavoro, l’artigianato artistico del vetro, avrà un futuro”.

Quando è ora di andare e varco di nuovo il cancello di ferro, ripenso al modo discreto e all’umiltà con cui Sandro mi ha raccontato la sua arte. E ho la certezza che proprio di questo si tratti: opere d’arte!

 

NOTA STORICA SUL VETRO
tomanin_vetrata2Quella del vetro è una storia lunga più di quattromila anni. Nacque per caso, secondo un’antica leggenda, sulle rive sabbiose di un fiume, in Siria. Qui dei mercanti fenici, per allestire un focolare da campo, utilizzarono blocchi di salnitro che, fuso dal calore e mischiato alla sabbia, diede origine a questa nuova materia. Secondo altre teorie, i primi vetri si formarono come scorie nei processi di fusione di alcuni metalli. I centri di produzione dell’antichità erano in Mesopotamia, Egitto e Siria.

Dal X secolo a.C. il vetro iniziò a diffondersi nei Balcani e in Europa meridionale, fino a raggiungere, in età ellenistica (IV-I secolo a.C.), tutto il Mediterraneo. Ma furono i Romani a dare alla produzione del vetro nuovo impulso e la più ampia diffusione. Al I secolo a.C. risalgono l’invenzione, in Palestina, della tecnica della soffiatura, che sostituì laboriosi procedimenti di colatura a caldo e la creazione del vetro incolore. Tra il II e III secolo d.C. le produzioni di vetro soffiato e a stampo furono ulteriormente perfezionate. L’uso di schermare finestre con vetri policromi risale a tempi molto antichi (Egitto faraonico, Roma imperiale, alto Medioevo).

Tuttavia il grande sviluppo della vetrata ebbe luogo nel periodo romanico e soprattutto gotico, allorché la riduzione delle funzioni di sostegno del tessuto murario permise l’apertura di sempre più ampie finestre. E’ in quel periodo che alle vetrate viene affidata anche una funzione narrativa delle sacre scritture. E furono in molti gli artisti che da allora si cimentarono nella pratica di questa antica arte…

 

a cura di Micol Andreasi, giornalista

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