Bivacco ai Loff e il Passo San Boldo

Chi crede che con l’arrivo dell’autunno sia meglio stare in casa, si sbaglia di grosso. Non c’è un periodo dell’anno migliore per un’escursione o una gitarella sulle Prealpi Venete.

Questa escursione semplice e adatta a tutta la famiglia parte dal Passo San Boldo, che segna il confine tra le Province di Treviso e Belluno lungo la dorsale delle Prealpi Venete e si raggiunge da Rovigo comodamente in circa 2 ore di auto prendendo l’autostrada A13 e poi A27 fino al casello di Vittorio Veneto Nord e proseguendo poi sulla SP35 fino alle indicazioni per il passo.bivacco-fiori

Da Passo San Boldo (712 m) al Bivacco ai Loff (1124 m). sono 400 metri di dislivello,
non impegnativi e panoramici.

 

Itinerario: Dal Passo di San Boldo (712 m) si imbocca la stradina asfaltata (indicazione per Bivacco ai Loff) che, passando accanto a numerose casette, prende quota con alcune svolte in direzione del Passo della Scaletta; in questo tratto sono ben visibili i dirupi che dal passo precipitano verso sud. Dopo un buon tratto si lascia a sinistra la strada che prosegue verso l’agriturismo Casera Campo e si imbocca la carrareccia che in breve porta a Malga Galliera (890 m circa), nelle immediate vicinanze del Passo della Scaletta (901 m – 0.30 ore).

Senza raggiungere il passo si imbocca a destra il buon sentiero che risale a tornanti nel bosco il versante orientale di Cima Agnelezze; ben presto si esce su terreno più aperto e panoramico con meravigliose viste sulla pianura trevigiana. Qui il terreno si fa più scosceso e si raggiunge una lapide oltre la quale il sentiero comincia ad attraversare con minore pendenza il ripido versante meridionale di Cima Agnelezze.

Questo tratto è un po’ esposto ma il sentiero è sempre ben tracciato; si perviene ben presto a una larga sella prativa (1124 m) dove si trova un crocevia di sentieri; si prende a destra il sentiero che in breve in lieve discesa ci porta al Bivacco Ai Loff (1100 m, 1.15 ore) costruito al riparo di una paretina rocciosa. ritorna per lo stesso sentiero fino alla sella a quota 1124 m dove si imbocca il sentiero n° 2 che con percorso pianeggiante in direzione nord ci porta in breve ai prati della piccola Casera di Costa Curta (1075 m, 1.45 ore) ristrutturata di recente.

Il panorama qui si apre in direzione nord verso le Dolomiti Bellunesi. Il sentiero ora diventa carrareccia e invertendo bruscamente la direzione inizia a scendere nel bosco fino a riportare al Passo di San Boldo (712 m, 2.30 ore), dove è possibile fare una gratificante pausa ristoro.

Bivacco-stradeIl Passo San Boldo appena 706 metri sul livello del mare, il valico è caratterizzato da un percorso fatto di curve e gallerie.

Il Passo San Boldo è considerato uno dei valichi più incredibili non solo d’Italia, ma del mondo intero. Questa splendida destinazione si trova in Veneto, e mette in comunicazione le Prealpi Bellunesi attraverso la Valmaremo e la Valbelluna.

Alto nel suo punto massimo appena 706 metri sul livello del mare, il valico è caratterizzato da un percorso fatto di curve e gallerie, che definiscono il panorama della SP635. Il nome del passo, secondo fonti storiche, deriverebbe da una contrazione linguistica di Sant’Ippolito: dapprima Poltus, e infine Boldo, sarebbero state le trasformazioni del nome.

Il San Boldo non è sicuramente un percorso “primario”, e forse non tutti lo conoscono, ma merita sicuramente una visita, anche solo per carpire i segreti di una costruzione da record. Questa strada si trovava, nei tragici anni della Prima guerra mondiale, al confine tra Italia e Austria, e che per questo rappresentava un punto strategico per gli eserciti. Iniziati dagli italiani, guidati dall’ingegnere Giuseppe Carpenè, i lavori del Passo San Boldo furono completati dagli austriaci in meno di tre mesi. La rapidità dei lavori ha fatto sì che il Passo San Boldo fosse denominato anche “Strada dei Cento Giorni“.

Oggi la zona è divenuta meta molto speciale da scoprire in moto o con la bici da corsa, soprattutto perché in questi chilometri di salita si passa in pochissimo tempo dall’aperto della strada al chiuso delle sue gallerie.

simonea cura di
Simone Papuzzi
Club Alpino Italiano (CAI)
sezione di Rovigo

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