La Carboneria, il sogno segreto di un’Italia unita

La Carboneria in Italia: All’inizio dell’Ottocento l’Italia era divisa in tanti piccoli stati e pertanto era molto diversa dall’Italia che conosciamo oggi. Gli abitanti della penisola non formavano una popolazione politicamente omogenea, ma appartenevano ad uno dei tanti Stati italiani quali il Regno di Sardegna, il Lombardoveneto, lo Stato Pontificio, il Granducato di Toscana, il Regno delle due Sicilie.

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Solamente una piccola schiera di patrioti pensava che l’Italia poteva essere trasformata in un unico Stato unito, libero e indipendente. Questi patrioti si associarono in una Società segreta che prese il nome di Carboneria, con lo scopo di diffondere le loro idee e organizzare ribellioni contro i vari governi.

La Carboneria in provincia di Rovigo si diffuse soprattutto in due località:

casa-carboneriafrattaA Fratta Polesine. Qui i carbonari si riunivano in villa Molin, oggi Avezzù, casa di Cecilia Monti, una nobile del luogo sposata con il generale francese Jean-Baptiste d’Arnaud. Tra i seguaci della Carboneria vi erano don Marco Fortini, Antonio Fortunato Oroboni, Antonio Villa.
L’11 novembre del 1818 (giorno di San Martino) la contessa Cecilia Monti invitò gli altri carbonari nella propria abitazione per partecipare ad un bacasa-oroboninchetto. Alla fine della riunione i commensali fecero vari brindisi per celebrare un’Italia libera e indipendente. La gendarmeria di Rovigo, però, fu informata dell’incontro e decise di arrestare i carbonari di Fratta per imprigionarli nella fortezza dello Spielberg che si trova nella Repubblica Ceka. Durante la detenzione morirono Antonio Fortunato Oroboni ed Antonio Villa.

 

 

A Rovigo, dgran-guardiaove si trovava la sede principale della Carboneria polesana, fondata da Felice Foresti (pretore a Crespino). Tra gli adepti vi erano: Antonio Lenta, Domenico Zona, Lorenzo Gobbetti e Francesco Cecchetti, tutti funzionari del Tribunale. I carbonari rodigini furono arrestati nella notte tra il 6 ed il 7 gennaio del 1819 al termine di una festa danzante tenuta nella Sala degli Arazzi dell’Accademia dei Concordi. La festa era a tutti gli effetti un’imboscata ordita dalla polizia austriaca per scovare e arrestare i carbonari del luogo. Alcuni di loro furono imprigionati nel castello di Lubiana, l’attuale capitale della Slovenia.

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UNA SOCIETÀ SEGRETA I Carbonari per non farsi riconoscere adoperavano un vero e proprio codice, mutuavano cioè parole dal linguaggio usato nel commercio del carbone (che
a quei tempi era molto diffuso), ma alle quali davano un significato che solo loro conoscevano, così da non farsi capire dagli estranei. Un vero carbonaro era tenuto alla più assoluta segretezza. Ecco perché per poter accedere alla Società era necessario un rito di iniziazione tanto duro: serviva a testare il carattere del futuro carbonaro. In nessun caso, anche sotto tortura, poteva rivelare i segreti di cui era a conoscenza.

Il linguaggio della Carboneria:
Vendita carbonara: indicava il gruppo di carbonari che si riunivano segretamente.
Liberare la foresta dai lupi:  significava liberare l’Italia dallo straniero
Apprendista, Maestro, GranMaestro: erano i gradi che distinguevano i vari affiliati in base alla loro
autorevolezza.
Carbone: era l’azione patriottica che alimentava il fuoco della libertà;
Baracca: era il locale dove si riunivano i Carbonari

Rievocazione:
Le giornate della Carboneria

Fratta Polesine (Ro)
10-11-12 novembre 2017
L’originale Rievocazione storica si
svolge nella piazza antistante le storiche
ville Badoer e Molin-Avezzù e vuole ricordare le vicende dei Carbonari della
Fratta che, abbracciando ideali di libertà
e di patria, contribuirono a scrivere.

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a cura di Franco Gemelli è un medico chirurgo in pensione. Ha dedicato
parte dei suoi interessi alla storia di Rovigo, facendone un oggetto
di studio e di ricerca. E’ autore del romanzo storico “Fermate i rivoltosi” che rievoca le vicende dei Carbonari polesani

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