La vera storia della Fata Primulina

Tutti quanti sanno che al mondo esistono moltissimi tipi di fate. Ci sono le Fate Madrine, le Fatine dei Dentini, le Fate dell’Isola Che Non C’è. Alcune di loro sono anche molto famose e non c’è bambino al mondo che non sappia chi sia la Fata Smemorina, Campanellino o Flora, Fauna e Serena. Altre fate però sono meno conosciute e il loro incessante lavoro non viene notato da nessuno. Tra queste ci sono le fate delle stagioni: Primulina, Soleggiata, Fogliolina e Albina.

Albina durante l’inverno tiene al sicuro sotto la neve semi e boccioli perché possano nascere in primavera.

Soleggiata controlla che i caldi raggi del sole estivo cadano nel punto giusto, fa risplendere le foglie degli alberi e guida le radici delle piante, sotto terra, alla ricerca d’acqua fresca.

Fogliolina deve assicurarsi che, in autunno, ogni foglia abbia la giusta sfumatura di rosso ed arancio e deve controllare che ognuna di loro cada a terra dolcemente, tenendo al caldo i funghetti che lei stessa ha fatto nascere nel bosco.

Primulina fata della primavera, a cui spetta il compito di risvegliare la natura dopo l’inverno e non è certo facile: richiede pazienza e precisione. Se un bocciolo spuntasse troppo presto, si congelerebbe subito e, se arrivasse troppo tardi, lascerebbe un ramo vuoto quando tutti gli altri sono ormai colorati dai fiori; senza dimenticare che Primulina deve anche risvegliare tutti gli animali dal letargo. Insomma, un lavoraccio!

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Primulina infatti era convinta di essere la fata delle stagioni a cui toccava lavorare più duramente e senza ricevere alcun ringraziamento. Così un anno, sul finire dell’inverno, proprio quando fata Albina stava per andare a riposare ed era pronta a lasciare spazio alla primavera, Primulina decise di essere stufa. Era stufa di lavorare senza essere mai ringraziata, stufa di faticare a rendere belli i suoi fiori per poi vederli raccolti dagli uomini, tristi, grigi e appassiti in vasi di vetro.

Basta! Fata Primulina decise che non avrebbe più lavorato e, dopo aver riempito la sua valigia trapunta di margherite, partì. Primulina iniziò a viaggiare in lungo e in largo. Visitò gli oceani, salì sulle montagne e attraversò grandi città, dove i palazzi erano così tanti e così alti che, a volte, non si riusciva nemmeno a vedere il cielo. Però più viaggiava e più Primulina si sentiva triste: tutto era freddo, grigio e bagnato e le persone non facevano altro che ripetere: “Ma dove sarà finita la primavera? Quest’anno non ha proprio voglia di arrivare!” oppure “Guarda come se la prende comoda la primavera!”. Persino gli animaletti del bosco erano un po’ arrabbiati con lei e sussurravano tra loro che la primavera era proprio maleducata a farsi tanto aspettare. Primulina sconsolata andò a sedersi sulla riva di un fiume e lì rimase, arrabbiata e pensierosa, finché dall’acqua non sbucò il grande e saggio Drago Po: “Primulina, cosa fai seduta qui, vicino al mio fiume, tutta sola? Dovresti già essere al lavoro per portare la primavera nel mondo”.

Primulina raccontò al Drago ciò che aveva fatto e gli parlò di quanto si sentisse trascurata e dimenticata. Il Drago Po ascoltò tutto il racconto della fata poi sorrise, paziente, e dolcemente le rispose:“Primulina, mia giovane fatina, non lo sai che la parola “grazie” va cercata nei cuori delle persone? Non sempre la puoi sentire, come avviene per le altre parole. Spesso si nasconde, timida, in un sorriso, in un gesto, in un bacio. Devi sapere, fatina, che esistono tanti modi per dire grazie e mostrare affetto ma come puoi riconoscerli se te ne stai qui sola e arrabbiata? Vai! Porta la primavera e osserva con attenzione, vedrai come tutti ti ringrazieranno”.

Primulina decise di seguire il consiglio del Drago Po e cominciò così a dipingere il cielo di azzurro e a scacciare la pioggia. La terra da grigia tornò ed essere di un caldo marrone e i prati si tinsero di verde. Sugli alberi spuntarono grandi foglie e piccoli fiori colorarono ogni angolo del mondo, mentre il canto degli uccellini riempiva le montagne.
Il profumo della primavera cancellò ben presto quello delle città e tutti iniziarono ad uscire per scaldarsi al sole e a correre per i prati. Gli innamorati si scambiavano sorridenti i fiori che Primulina faceva sbocciare e si portavano a casa un pezzetto del suo lavoro mentre i bambini suonavano canzoni per la primavera soffiando sui fili d’erba che lei aveva fatto crescere. Anche le api la aiutavano impollinando altri fiori e il vento fu così felice di vederla, da accorrere in suo aiuto spargendo i semi in giro per il mondo. Tutto era vivo e luminoso, pieno di bellezza e di gioia.

Primulina si accorse che la primavera era ovunque attorno lei, nel paesaggio così come nel cuore delle persone. Allora capì quello che il Drago aveva voluto dirle: nessuno si era dimenticato di lei o l’aveva data per scontata, tutti la stavano aspettando con gioia ed ognuno la ringraziava ogni giorno, a modo proprio, come sapeva e poteva fare. Primulina allora tornò a casa, felice e soddisfatta di quanto aveva fatto. Festeggiò la fine dell’inverno e l’inizio della primavera insieme alle altre fate e non pensò mai più di abbandonare le fate delle stagioni e il suo lavoro. Ogni tanto però, si allontana ancora e si concede una piccola vacanza per andare a trovare il saggio Drago Po che era stato così gentile con lei e che l’aveva ascoltata.

 

favola di Giulia Ziviani

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illustrazioni di Emilia Mazzetto studentessa Liceo Artistico “Roccati” Rovigo

 

 

 

 

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