Disgrafia: conosciamola meglio

Durante il percorso scolastico si possono presentare situazioni in cui al genitore viene segnalata la presenza di una “brutta grafia” da parte dell’alunno. Questo può essere subito interpretato come disturbo e quindi l’alunno potrebbe essere disgrafico.

In realtà per parlare e definire la Disgrafia è necessario trovarsi di fronte ad alcune costanti:
• la qualità della scrittura deve essere incomprensibile per l’estraneo ma anche per il bambino stesso (ad esempio: grandezza delle lettere non rispettata, scarsa organizzazione dello spazio del foglio, scorretta impugnatura della penna, difficoltà a seguire la linea nel foglio);
• la produzione scritta deve essere rallentata rispetto al ritmo di scrittura della classe (velocità o fluenza del tratto).

Tali caratteristiche, se presenti, possono essere riconosciute dal punto di vista diagnostico, dal termine della seconda classe della scuola primaria e classi successive. Nei primi due anni deve, infatti, fare esperienza e consolidare la scrittura nel percorso d’apprendimento.

L’iter diagnostico prevede una valutazione testistica per capire se si tratta veramente di Disgrafia e per verificare se possono esserci altre difficoltà associate. Tale valutazione deve essere condotta da un’equipe multidisciplinare composta solitamente da: neuropsichiatra infantile, psicologo, logopedista e terapista della neuropsicomotricità.

Il termine Disgrafia sottolinea una carenza nella competenza dell’esecuzione e della realizzazione del tratto grafico e non considera gli aspetti dell’apprendimento legato alle regole ortografiche e alla composizione del testo scritto (temi, riassunti…).

bambina_scrivePer poter comunque favorire una adeguata produzione del tratto grafico è possibile avere degli accorgimenti che riguardano ad esempio la postura. Quindi è utile favorire, nel bambino, una seduta comoda in cui la schiena venga mantenuta in linea verticale con gli avambracci appoggiati sul tavolo.

Questo per evitare situazioni di affaticamento. Oppure l’impugnatura della matita o della penna può essere facilitata attraverso l’uso di gommini che una volta infilati aiutano il bambino a tenere lo strumento in modo corretto.

Se viene confermata la diagnosi di Disgrafia, si possono utilizzare all’interno del percorso scolastico stru- menti compensativi e dispensativi previsti dalla Legge 170/2010. L’insegnante, quindi, potrebbe far utilizzare il computer nei compiti di dettato o di composizione del testo, oppure allungare i tempi nelle verifiche scritte in caso di rallentamenti della scrittura e per completare il compito richiesto.

Diversamente si potrà far scegliere al bambino lo stile della scrittura dove la correttezza e la velocità favoriscano positivamente l’apprendimento (ad esempio utilizzare lo stampato maiuscolo invece del corsivo).

Attualmente non ci sono grandi evidenze riguardo all’efficacia degli interventi di potenziamento nella disgrafia ma è possibile, nel corso dello sviluppo del bambino, proporre esperienze di manipolazione già dal Nido o dalla Scuola d’Infanzia per facilitare e stimolare la prensione e tutti i movimenti di coordinazione fine-motoria.

Ad esempio attività pittoriche con uso di oggetti e strumenti diversi (pennelli, spugne, stampini…), attività ludiche rivolte a sviluppare la presa a pinza e movimenti di coordinazione delle dita (infilare, incastrare, premere, allacciamenti).

E’ importante trasferire tali attività anche nella vita quotidiana, quindi un genitore può promuovere inziative di autonomia personale andando a stimolare la fine-motricità (abbottonarsi, usare le zip, allacciarsi le scarpe, avvitare e svitare tappi, usare le mollette per appendere i vestiti, infilare vestiti…).

Tutti questi esempi, possono attraverso l’allenamento costante, favorire movimenti coordinati e fluenti di dita, mano e polso. All’ingresso poi alla Scuola Primaria si andranno a stimolare attività di coordinazione oculo-manuale (seguire le linee, attività di pregrafia, cornicette) che rinforzeranno e rafforzeranno tali movimenti.

 

valentina_padoan

 

a cura di
Valentina Padovan
Logopedista, Specialista in Disturbi Pervasivi dello Sviluppo
e nei Disturbi Specifici del Linguaggio

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