La scelta del campione

Questa è una storia vera. Non l’ho inventata io.

Non l’ho ricavata dalle pagine di qualche affascinante libro. L’ho ascoltata dal suo protagonista, ospite, ormai qualche settimana fa, del TedX, un evento che si è svolto a Rovigo.

In quell’occasione il mio protagonista, in 18 minuti, ha raccontato la sua storia.
18 minuti è il tempo concesso ad ogni relatore ospite del TedX per parlare di sé o di un’esperienza che abbia il potere di generare in chi ascolta idee nuove.

Non dirò qui del format dell’evento, ma solo della storia che da quel pomeriggio non mi ha più lasciata.

andrea-borgatoE’, appunto, la storia di un uomo originario di Rovigo, oggi poco più che quarantenne, che a 23, quando era un promettente studente della Facoltà di Chimica, a causa di un incidente ha perso l’uso delle gambe e in parte delle braccia. Stava rincasando in auto con gli amici.
Si erano divertiti. Non era troppo tardi. Non avevano bevuto. Ma Boom! Dopo il frastuono, tra le lamiere dicevano di stare tutti bene. Anche lui stava bene. C’era solo che non sentiva più le gambe.

A volte, la vita cambia in un attimo. Ripetuti interventi chirurgici, lunghi mesi di terapie hanno tenuta accesa la speranza fino a quando i medici hanno pronunciato la parola “irreversibile”.

Nel 2017 al Foro Italico di Roma, quel ragazzo tetraplegico diventato uomo ha ricevuto il Collare d’Oro al merito sportivo dal Presidente del Consiglio, per la vittoria della medaglia d’oro ai Campionati Mondiali di tennis da tavolo tenutesi a Bratislava.

Nel 2018, i Campionati nazionali di Lignano lo hanno confermato Campione Italiano assoluto. E pensare che aveva iniziato a giocare a ping-pong con l’Unitalsi, proprio a Rovigo, negli anni in cui era impossibile immaginare il futuro, perché il presente sembrava un inferno.
Ma che lo si pensi o meno, il futuro arriva, arriva per tutti. Ed il protagonista di questa storia, giorno dopo giorno, ne prendeva coscienza.

E prendeva anche coscienza del fatto che le cose brutte della vita non si cercano mai, ma accadono, a volte quando meno te lo aspetti. Sono le cose belle, invece, che vanno cercate.
Si devono volere.

Così è arrivata la laurea in Chimica, il titolo sportivo nazionale e quello mondiale ed il riconoscimento al merito.

Ho scelto” ha detto più volte mentre parlava ad un pubblico commosso e attento. Si. Ha scelto di provarci, di non rinunciare, di vivere una vita piena nonostante i limiti. E ci è riuscito. Anche grazie alle scelte di tante altre persone. Lo ha confessato lui stesso.

La scelta dei suoi amici, quelli veri, che lo hanno affiancato, sostenuto, incoraggiato. La scelta del suo allenatore di dedicargli molto tempo. Di una sorella che non lo ha mai fatto sentire solo. Soprattutto di una mamma che ha cambiato casa per adattarla alla sua carrozzina. Che quella carrozzina ha spinto infinite volte anche lungo i corridoi della facoltà di Chimica per accompagnarlo ai laboratori o in aula. Che gli ha prestato le braccia quando serviva, lo ha accudito senza renderlo dipendente. Senza strafare.

Senza mai voler fare di lui un campione, ma guidandolo a trovare gli strumenti per diventare l’uomo che è. Un campione. E non per i titoli conquistati, ma per aver vinto la partita con il senso da dare alla sua vita, che ha chiamato “scelta”. Che io chiamo scelte.

Perché la sua vittoria, come quella di tutti noi, è tale se è relazione profonda, dono di sé, comunità. In questa storia ci sono tutti.

a cura di Micol Andreasi, giornalista

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