L’ Amore è fatto per il “per sempre”

Perché l’amore finisce? Inutile dirlo, certe domande ci mettono in difficoltà. Se a porcele, poi, è l’amichetta di nostra figlia … è meglio far finta di non sentire. Così ho fatto, provando a scrollarmi di dosso il peso di quegli occhi interroganti ed impauriti.

Perché l’amore finisce?

Ho provato a cambiare discorso, ma la bambina insisteva e il restare indifferente mi opprimeva più dell’azzardare una risposta (che per altro non avevo).

E come fai a pensarlo? Ho ribattuto io, incrociando il suo sguardo. L’ho sentito dire dai grandi, tante volte, anche a casa mia, anche da mamma e papà, che hanno scelto di vivere in due case diverse.

Uff, sospiro. Come  si fa a rispondere? Cosa posso dire senza mancare di rispetto alla storia di altri, di cui nulla conosco? Rifletto in silenzio, tra me, mentre lei mi guarda e attende ancora la sua risposta. Dovrei farle un lungo ragionamento sul fatto che i suoi genitori la ameranno per sempre, rassicurandola che cambierà poco, e che, stante così le cose, avrà due feste di compleanno, due natali, due vacanze… Potrei, ma mi si riempie il cuore di lacrime e non perché sia  tutto falso, ma perché non è la risposta che cerca lei, né quella che soddisfa me.

Non finisce mai l’amore! – Sbotto con un piglio così sicuro da lasciarmi stupita – E’ che nessuno ci spiega come funziona davvero, così inciampiamo, cadiamo e ci facciamo male.

Mi faccio più sommessa. Ammetto la mia difficoltà. E poi resto in silenzio qualche minuto. Servono competenze per tutto – incalzo tra me e me – certificati, diplomi, patenti, per i quali dedichiamo mesi, anni di studio e approfondimento, ma sull’amore e sulla relazione affettiva non è richiesta alcuna competenza, non serve sapere quasi niente. Giusto qualche nozione sulle malattie sessualmente trasmissibili e sulle forme di contraccezione.

D’un tratto lo sguardo smarrito di quella bimba di appena 9 anni, mi ricorda quello di tanti coetanei quarantenni e, a pensarci bene, anche quello di un’intera società che ha rimosso dall’area semantica della relazione di coppia  il “per sempre”.  Preferisce il “fin che dura”. E dura fintanto che emoziona, fa vibrare, eccita. Oppure finché serve a far star bene. Si, perché l’avere qualcuno accanto che ci protegga, accompagni, ci faccia divertire o ci tenga compagnia quando ci sentiamo soli è un bisogno. Una volta soddisfatto, però, la presenza dell’altro diventa superflua.

Sotto gli occhi di tutti, il precariato diventa la condizione abituale anche nella relazione affettiva.

Così, nutriamo un “io debole” con il bisogno costante di conferma del nostro valore da parte dell’altro, che idealizziamo come essere perfetto, diventandone talvolta dipendenti. Ci abituiamo ad usare  il verbo “avere” quando ci riferiamo all’amore, perché crediamo di possedere o di essere posseduti da qualcun altro.

Nessuno ci dice mai che l’amore conta su un “io forte”, consapevole di sé, che non cerca conferma, che non possiede. Che si serve solo del verbo “essere”, perché impegna tutta la persona, la testa, il cuore, il corpo, l’anima.  Non ci spiegano che serve tutto l’impegno possibile per scegliere l’altro, non possederlo,  per volere il suo bene, non per stare bene a sue  spese.

Allora, mi dici o no come fa a durare  questo  benedetto amore? – insiste spazientita la bambina. Le rispondo finalmente,  con le parole che qualcuno un giorno disse a me.

“Come fa il meccanico nella sua officina aperta 24 ore su 24, dove arrivano le cose  ammaccate e rotte e lui, con dedizione e tanta pazienza, le aggiusta”.    Lei mi guarda e sorride. Io la ringrazio per avermi educata con una domanda ad amare per sempre.

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