Affido familiare e accoglienza

Tutti i bambini hanno diritto ad una famiglia

Ci sono molti modi per vivere la genitorialità, uno è l’affido familiare.

Terreferme” è un progetto pilota di UNICEF e CNCA (Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza), si occupa di affido familiare per minori stranieri senza famiglia, come previsto dalla Legge 47/2017 (nota come “Legge Zampa”), che costituisce l’attuale quadro normativo principale. Lo scopo è offrire a questi ragazzi l’opportunità di vivere in famiglia, secondo un modello di intervento e collaborazione inter-istituzionale tra Regioni diverse: da un lato la Sicilia, che da sola ospita il 43% di tutti i minorenni stranieri non accompagnati (MSNA) presenti sul territorio nazionale, e dall’altro Lombardia e Veneto, dove sono presenti solide reti di famiglie affidatarie.

I MSNA (minori stranieri non accompagnati) rappresentano in Italia circa 1/6 dei migranti che arrivano via mare, e seppure il numero degli sbarchi sia in nettissimo calo ormai da un anno (-80% rispetto ai primi 8 mesi del 2017) sono tuttora oltre 13.000 i minorenni stranieri soli accolti nel sistema di accoglienza italiano. In Veneto oltre 220 persone hanno aderito al percorso di formazione, fra famiglie e operatori, e 15 hanno offerto l’immediata disponibilità all’affido. I primi 6 affidi sono partiti nell’estate del 2018 e i ragazzi accolti, di età compresa fra i 15 e i 18 anni, provenivano da Egitto, Gambia e Costa d’Avorio.

I bambini sono stati inseriti in famiglia, ma soprattutto a scuola, praticano il calcio, un ragazzo frequenta il gruppo scout e si stanno progressivamente integrando nella comunità locale. Per questi ragazzi, l’allontanamento forzato e drammatico dalle loro famiglie e dai loro paesi d’origine, la traversata per mare e gli stenti, restano solo un ricordo. Il loro ingresso nelle nuove famiglie rappresenta la soddisfazione di un bisogno, che è di tutti i bambini, ma anche un arricchimento per l’intera comunità. Perché – come recita una massima africana – ci vuole un intero villaggio per educare un bambino.

L’affido – afferma Mattia de Bei, coordinatore del progetto in Veneto – è sempre un’esperienza forte di ‘genitorialità sociale’ che accompagna e dà senso alla scelta della singola famiglia accogliente. E’ generativa di cambiamento per i singoli e per la collettività perché apre processi di confronto con la comunità locale, costruisce relazioni con le altre famiglie, sollecita corresponsabilità nei processi di inclusione e di avvio all’autonomia dei ragazzi/e accolti. Una comunità che accoglie riscopre il valore della reciprocità quale “bene comune” per tutti, non solo per il ragazzo/a in affido”.

Potrebbe piacerti anche Altri di autore

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.