Zero Plastica per salvare l’ambiente

Lo sapevate che luglio è stato il mese “PLASTICFREE”?
Sapete cosa significa? Proviamo a capirlo insieme…

Spesso ci sembra impossibile trovare l’equilibrio tra essere genitori e fare scelte che beneficiano l’ambiente; ma con alcune semplici tattiche, si può essere educatori ambientali anche se non siamo esperti.

Ce n’è così tanta di plastica in tutto ciò che ci circonda, che ormai il nostro occhio non ci fa più caso. È presente in 9 prodotti su 10, ed è il terzo elemento umano più diffuso della terra, dopo l’acciaio e il cemento; tanto che si parla del nostro tempo come della nuova era del “plasticocene”. 

La cosa più preoccupante è che la plastica si trova attualmente in tutte le aree terrestri, perfino nella Fossa delle Marianne e nei ghiacci perenni. La maggior parte delle specie animali ingerisce regolarmente le microplastiche e quindi, per la catena alimentare, queste arrivano dritte anche nel nostro stomaco.

Ma ci sono molti altri prodotti alimentari in cui sono presenti.

Uno studio australiano stima infatti che mangiamo ogni settimana circa 5 grammi di microplastiche… come una carta di credito!
E non solo, ma anche le inaliamo: l’aria che ci circonda ha residui di fibre e polveri plastiche. Quindi è chiaramente necessario cominciare a prendere serie misure in merito. E noi come individui e genitori, cosa possiamo fare? Come prima cosa è indispensabile capire che l’educazione ambientale ce la costruiamo. Siamo tutti autodidatti e all’inizio dilettanti, quindi non è necessario essere degli esperti per cominciare a praticare alcune azioni o parlarne in famiglia.

Possiamo iniziare mettendo in pratica la cosiddetta “regola delle 4 R”, applicabili anche e soprattutto all’educazione.

 

RICICLO

Insegniamo i tipi di rifiuti e come differenziarli, e se non siamo sicuri di dove vadano, cerchiamolo insieme ai nostri bambini. Trasformiamo gli imballaggi o i prodotti usati in nuovi giochi, un’altra attività famigliare divertente!

RECUPERO

Cerchiamo di ottenere dal prodotto non più utilizzabile, altri materiali o energia. Gli imballaggi in questo caso la fanno da padrone: gli scatoloni diventano per esempio case o costumi. In cucina riscopriamo le ricette di recupero degli avanzi, e così via. O possiamo compostare gli alimenti (materia organica) per farli diventare fertilizzante per le nostre piante, che ringrazieranno! E di passo, i bambini rimarranno affascinati con questo ciclo meraviglioso. Ma soprattutto, dobbiamo cominciare a capire che se manteniamo questo stile di vita, lasceremo ai nostri figli un mondo sull’orlo del disastro, un pianeta ben peggiore di quello che abbiamo ricevuto, e loro dovranno pagare (e ben caro) gli effetti della nostra incoscienza.

RIUSO

Scegliamo oggetti che non siano monouso (pile ricaricabili, vuoti a rendere). Insegniamo ai nostri figli a riparare gli oggetti, un’attività che sicuramente apprezzeranno (anche per il tempo che passerete insieme per farlo). Senza vergogna, offriamo ai nostri parenti o amici i vestiti che non vanno più, sicuramente farete un favore anche alle tasche dei genitori che li riceveranno!

RIDUCO

Non è necessario avere 10 prodotti per l’igiene dei nostri bambini, o mille giochi con luci e batterie, o 20 paia di pantaloncini. Cominciamo acquistando per i nostri figli (e per noi) solo il necessario, stimolando più la fantasia e meno l’occhio, preferendo giochi di legno e generici (che aiutano il gioco simbolico) a quelli definiti e luccicanti. Scegliamo prodotti senza tanti imballaggi (che sono addirittura il 40% di tutta la plastica prodotta nel mondo!) o con imballaggi biodegradabili e compostabili, o meglio ancora prodotti sfusi.

 

a cura di EriKa Francescon Politologa, consulente di educazione ambientale e sostenibilità

EFrancescon

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