Convivere con il Covid: istruzioni per contenere i rischi

di Francesca Rigon, pediatra e mamma di 4 ragazzi

 

“Pronto?”

“Buongiorno signora, la chiamo dal Servizio Igiene per comunicarle che il tampone eseguito oggi a suo figlio
è risultato POSITIVO”.

“Scusi? Mio figlio? È sicuro?

E ADESSO COSA DEVO FARE?”

Tutte le mamme, in questo periodo, hanno immaginato di essere le protagoniste di un simile dialogo: i nostri bimbi vanno a scuola, frequentano gli amici, ci accompagnano a fare la spesa, alcuni riescono ancora a fare sport…è quindi normale che questo dubbio sia quotidiano, che nei nostri pensieri ci sia sempre la paura che vengano a contatto con questo piccolo ma potente avversario. Siamo pronte a questa evenienza? Siamo pronte a creare una barriera tra nostro figlio “positivo” ed il resto della famiglia?

Il mio primo pensiero, da mamma di 4 figli, coinvolge la sfera affettiva: stop agli abbracci, baci, contatti fisici. Cosa ancora più difficile se il bimbo è molto piccolo o sta male e quindi ha più bisogno della presenza fisica e delle coccole dei genitori.

Il secondo pensiero di ordine pratico: abbiamo fisicamente la possibilità di isolare il bimbo in una stanza singola (o almeno con un letto singolo) ed un bagno “personale”?

Sappiamo ormai bene che il virus si trasmette direttamente attraverso goccioline di saliva che passano da una persona all’altra con starnuti o colpi di tosse o indirettamente tramite le mani o oggetti contaminati. Ne consegue che il primo provvedimento da prendere è quello di mantenere se possibile una distanza di almeno un metro e indossare la mascherina chirurgica. Per ridurre il rischio di infezione l’ideale è che sia una sola persona a prendersi cura del bimbo e che gli altri componenti della famiglia stiano possibilmente in altri ambienti o comunque indossino sempre la mascherina. Il genitore dovrà indossare anche i guanti quando si trova nella stanza con il figlio, ricordando di cambiarli spesso durante la giornata, in particolare durante il bagnetto ed il cambio pannolino (alcuni studi hanno rilevato il virus anche nelle feci). Sarà utile utilizzare biancheria e utensili per la cucina dedicati e i rifiuti andranno raccolti separatamente in un bidone che successivamente verrà smaltito a parte. I fazzoletti usati per soffiare il naso o starnutire dovranno essere di carta e buttati via subito dopo. Gli ambienti frequentati dal bimbo dovranno essere arieggiati frequentemente e occorrerà pulire con disinfettanti a base alcolica tutti gli oggetti che il bambino utilizza, in particolare i sanitari ogni volta che andrà in bagno.

Le difficoltà maggiori si hanno quando il bimbo è piccolo e non è in grado di capire e collaborare, oppure quando è un caso di positivo-sintomatico, perché la presenza di febbre, tosse o solo la stanchezza fa sì che il piccolo paziente richieda più attenzioni e più contatto fisico. Silvia (nome inventato), mamma di un bimbo di 10 anni, ha vissuto di recente questa esperienza e raccontandola si rende conto che ancora “non le appartiene”, nel senso che le sembra impossibile essere riuscita a gestire una situazione così particolare. Il bimbo ha fatto il tampone per una febbre banale, associata a pochi sintomi, per cui era molto lontano il pensiero che risultasse positivo. Invece, è bastata una telefonata per sconvolgere la quotidianità di una famiglia di 4 persone: isolare il bimbo, decidere chi si poteva occupare principalmente di lui, monitorare il suo stato di salute e mantenere i contatti con la scuola per non rimanere indietro con le lezioni. Quello che più ricorda mamma Silvia, ora che l’avventura è passata, è l’aspetto “umano” di questa faccenda: la paura iniziale, il pianto liberatorio di fronte alla confusione che si stava creando intorno a lui, poi “l’euforia” di sentirsi protagonista e infine la noia di una vita diversa e troppo regolare per un ragazzino di 10 anni. E nella sfortuna di aver vissuto questa avventura, si ritiene fortunata perché il suo ragazzino non ha mai presentato sintomi preoccupanti e non ha sofferto fisicamente.

In conclusione, se ci capitasse di dover isolare nostro figlio perché risultato positivo al tampone per COVID, è bene fare il massimo per contenere i rischi del contagio verso la famiglia, ma anche per trasmettergli tutta la serenità, l’ottimismo e la rassicurazione che servono per proteggere il suo stato emotivo e preservare quella spensieratezza che è della sua età

 

F.Rigon

 

dott.ssa Francesca Rigon
pediatra

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